L'anomalia tedesca, spiegata bene

Osservando i dati statistici delle Nazioni più colpite dal Coronavirus, l’anomalia tedesca salta subito all’occhio.

A oggi 24 marzo in Germania sono stati segnalati quasi 30 mila casi positivi e 119 morti per Covid-19, per un tasso di letalità dello 0,4%: significa che ogni mille persone che contraggono il Coronavirus, muoiono in quattro.

In Cina sono quattro ogni cento persone, in Regno Unito 4,6, in Italia ben nove! (i dati sono riferiti a martedì 24 marzo).

Il dato è preoccupante  perchè una delle spiegazioni degli elevati tassi di letalità del Coronavirus in Italia, ovvero che le fasce a rischio siano percentualmente più rilevanti di altrove sul totale della popolazione, non vale nel caso della Germania, che assieme all’Italia è il paese con l’età media più elevata della Unione Europea.

Probabilmente le percentuali tedesche si assesteranno sul medio periodo, ma intanto come si può spiegare un tasso di mortalità da Coronavirus ben 30 volte inferiore rispetto a quello italiano?

In parte ci sono ragioni strutturali, in parte una forbice così ampia è dovuta a deformazioni statistiche: ecco come stanno le cose nel dettaglio.

 

Socialità delle categorie a rischio

Questa ipotesi è stata avanzata ai primi di marzo da due ricercatori della università di Bonn per spiegare le incredibili differenze sui tassi di letalità tedesco e italiano.

Il modello familiare italiano, e più in generale del sud Europa, si basa sulla convivenza di giovani e anziani sotto lo stesso tetto.

In particolare, da noi, i due terzi dei giovani tra i 18 e i 34 anni di età vivono ancora coi genitori, a fronte del 40% dei giovani tedeschi. Salendo alla fascia di età tra i 30 e i 49 anni, un italiano su cinque vive ancora coi propri genitori.

Considerando che nello Stivale l’epidemia ha dilagato grazie agli asintomatici, il distanziamento sociale naturale tra anziani e giovani in Germania ha fatto sì che le categorie a rischio si siano trovate più protette rispetto al contagio da Coronavirus.

Questo fattore ha sicuramente influito nella anomalia statistica, anche se è impossibile stabilire di quanti punti percentuali.

 

Numero di tamponi effettuati e ruolo degli asintomatici

L’anomalia tedesca sui tassi di letalità da Coronavirus è sicuramente collegata anche al numero di tamponi effettuati. In Germania le linee guida delle istituzioni sanitarie impongono di effettuare il tampone a chiunque manifesti sintomi compatibili col COVID-19, anche molto lievi, e sia entrato in contatto con persone infette o abbia viaggiato in zone a rischio come la Cina o l’Italia.

Il risultato di questa politica è che l’età media dei positivi al Coronavirus in Germania è di 47 anni, di gran lunga la più bassa rispetto a quella delle altre nazioni.

“Do per scontato che molti giovani italiani sono o sono stati infettati dal Coronavirus senza essere scoperti – ha detto al Die Zeit Christian Drosten, virologo dell’ospitale Charitè di Berlino – Questo spiega anche perchè il tasso di mortalità in Italia sia più alto”.

Ovviamente infatti il tasso di mortalità viene calcolato percentualmente sul totale dei contagiati ufficiali: nel momento in cui in Italia tantissimi asintomatici sono esclusi dal conteggio, è logico che la percentuale delle morti sul totale sia più ampia.

 

Diversità nel conteggio

In Italia, come è stato più volte spiegato, i pazienti morti con tampone positivo vengono automaticamente conteggiati come morti per Coronavirus. In Germania invece solo i decessi collegati al di là di ogni dubbio al COVID-19 vengono aggiunti alla conta.

Inoltre in Germania, a differenza di quanto succede in Italia, i tamponi non vengono effettuati post-mortem: c’è quindi la possibilità che alcune morti nel territorio tedesco in realtà collegate al COVID-19 siano passate inosservate per le statistiche ufficiali.

 

Dotazioni sanitarie

La Germania dispone di 28 mila posti di terapia intensiva: in tutta Italia i posti di intensiva sono meno di 4 mila, in questi giorni di emergenza portati fino a 8.700; i respiratori meccanici sono poco più di cinquemila.

Essendo ormai accertata la proporzionalità inversa tra qualità della offerta sanitaria e morti causate dal virus, come abbiamo purtroppo visto in nord Italia, dove il tasso di mortalità si è alzato nel momento in cui si è ridotta l’offerta di posti in terapia intensiva, questo fattore sicuramente ha il suo peso.

Non è questo il luogo adatto a discutere delle politiche sanitarie che hanno portato l’Italia a questa situazione: lo è, invece, per ricordare che possiamo tutti fare qualcosa per migliorarla!

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