Quando finirà la pandemia coronavirus?

Sperando che le misure di contenimento continuino a fare effetto e che l’andamento di questi giorni sia confermato nei prossimi, l’Italia potrebbe presto entrare nella fase della pandemia Coronavirus in cui, finalmente, le statistiche del contagio e dei suoi effetti continuano a diminuire.

A quel punto potremo pensare al ritorno graduale alle vecchie abitudini, ma quando potremo dire che la pandemia del Coronavirus sarà finalmente conclusa?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritira l’allarme-pandemia quando non si registrano nuovi contagi per due cicli infettivi consecutivi.

E’ però possibile che le istituzioni sanitarie attenderanno più di 30 giorni prima che venga dichiarato il termine della pandemia, poichè non vi sono certezze scientifiche nè sulla effettiva durata di 15 giorni del singolo ciclo infettivo, nè che i guariti non siano più contagiosi.

Vista la particolarità di questo virus, poi, il rischio di una seconda ondata è più che tangibile, come stiamo vedendo in questi giorni in Cina.

 

Serbatoi animali

Diversi studi scientifici hanno chiarito che il virus Corona è prodotto da una zoonosi, ovvero arriva all’uomo dalla trasmissione di un animale. Anche quando il Coronavirus sarà estirpato dall’uomo, quindi, resterà in circolazione in forma latente nell’animale-serbatoio, il pipistrello.

Ancora sconosciuto è invece l’ospite di amplificazione, ossia l’animale che ha fatto da tramite tra il “serbatoio” e l’uomo. Il più accreditato al momento è il pangolino, conosciuto anche come formichiere squamoso, molto pregiato nei ‘wet-market’ cinesi come quello di Wuhan in cui è avvenuta la trasmissione all’uomo del Coronavirus.

Un nuovo contagio futuro anche quando il virus non sarà più circolante negli organismi umani, insomma, non è affatto da escludere. Specialmente se continuerà l’opera di devastazione ambientale che ha portato l’umanità a un contatto più stretto con gli animali selvatici e coi microorganismi da essi ospitati.

La speranza che la pandemia si concluda nel più breve tempo e col minor dolore possibile, quindi, deve essere affiancata a quella che sia servita a qualcosa in termini di prevenzione e pianificazione.

 

L’immunizzazione di massa

Per quanto detto sinora, si capisce come l’unica strada per la fine della emergenza coronavirus sia quella della immunizzazione di massa.

Chi ha creduto che questa fosse possibile esponendo la popolazione alla libera circolazione del virus si è dovuto ricredere. Insostenibili i costi in termini di vite umane, sospetti i casi di soggetti guariti e poi di nuovo infettati dal virus.

Al momento quindi la tanto agognata immunizzazione di massa sembra raggiungibile solo grazie al vaccino. Nel momento in cui scriviamo ce ne sono una ventina in fase di test sugli animali e tre-quattro in attesa del via libera per la sperimentazione sull’uomo.

Nella più rosea delle aspettative, però, il vaccino non sarà pronto per la produzione prima di un anno, più verosimilmente in diciotto mesi: supportare chi è in prima linea nella lotta all’emergenza continuerà a essere fondamentale ancora a lungo.

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